Mattia Bonetti, l'intervista

23.06.2019

Oggi siamo in compagnia del giovanissimo cantautore Mattia Bonetti, ma andiamo a conoscerlo meglio.


Quando è nata la tua passione passione per la musica? 

La mia passione per la musica trae le sue origini da molto lontano. Mi sono avvicinato inizialmente attraverso mio nonno che era un fisarmonicista. Tranne la batteria ho imparato tutti gli strumenti che so suonare oggi da autodidatta, e dopo aver ascoltato soprattutto metal durante gli anni delle superiori è verso i vent'anni che sono approdato al mondo del cantautorato italiano impegnato degli anni '70. Da quel momento ho sempre suonato per strada e nei locali, pensando che la musica non dovesse solamente intrattenere, ma che dovesse essere anche un mezzo, e soprattutto per questo ho iniziato ad esibirmi anche in varie carceri italiane e reparti ospedalieri di oncologia, perché è proprio lì che la musica si intreccia col tessuto della speranza.


Quando hai iniziato a scrivere canzoni?

Sempre nello stesso periodo in cui ho iniziato ad ascoltare cantautorato italiano! Ho cominciato a scrivere canzoni mie, brani che hanno la particolarità di essere lavorati e rivisti parola per parola, quasi con una tecnica da labor limae, concentrandomi su ogni singolo pezzo anche per molti giorni. Dopo aver composto le prime canzoni decisi così di creare il mio primo album "Canzoni in Libertà", pubblicato nel 2017, praticamente autoprodotto, visto che ho suonato io da solo quasi tutti gli strumenti, e realizzato anche da me la grafica e la stampa. Le canzoni facenti parte l'album mi sembravano a prima vista tutte disgiunte tematicamente, ma poi ,riascoltandole e analizzandole nuovamente, mi sono reso conto che ognuna era accomunata alle altre da un tema a cui mi ero interessato in quei primi anni di ascolto di cantautorato italiano ovvero la Libertà! 


Quali sono stati i tuoi punti di riferimento musicali?

Anche se la mia prima grande scappatella è stata la musica Metal per almeno 5 anni, è con il cantautorato italiano che ho incontrato il vero amore. Sicuramente non posso non citare Fabrizio de Andrè, Francesco de Gregori e Guccini fra i miei punti di riferimento, soprattutto per il mio primo album. Per il secondo le sonorità sono più vicine a Branduardi, Mannarino e l'ultimo De Andrè.


E chi invece nel panorama musicale apprezzi maggiormente?

Trovo terribilmente fuoriluogo chi dice che non ci siano più bravi cantautori o, peggio, buona musica al giorno d'oggi. Credo che gente come Mannarino, Brunori Sas o Caparezza abbiano dei testi che mettono ali allo spirito di chi sa comprenderli. Ascolto con interesse tutta la musica di adesso. Ci sono brani e autori che trovo più autentici e altri meno, e l'autenticità è il mio più grande metro di giudizio. 


Il nuovo album Hybris è uscito il 24 Maggio di quest'anno per Engine Records! Da quali esperienze è nato e quando hai iniziato a lavorarci?

Già durante la masterizzazione del primo album avevo iniziato a scrivere le prime canzoni di "Hybris". L'ispirazione per la creazione di questo secondo album mi venne quando assistetti ad uno spettacolo dentro il carcere di Volterra, intitolato appunto "Hybris", organizzato dalla Compagnia della Fortezza, compagnia teatrale del penitenziario. Quest'esibizione, su Borges, mi illuminò, soprattutto anche leggendo le varie spiegazioni di Armando Punzo, direttore della compagnia. Questa rappresentazione trattava il tema della Hybris, ma in un'accezione diversa da quella tradizionale dell'antica Grecia, dove significava tracotanza e arroganza. Dalla visione dello spettacolo a Volterra, emerse quindi un senso diverso della parola Hybris: alcuni esseri umani per realizzare sé stessi, per rivendicare un'orgogliosa coscienza di sé, devono andare contro determinate barriere imposte dal potere o dal divino, incontrando comunque alla fine la Nemesi. Questo nuovo valore del termine mi diede la spinta e l'ispirazione per creare questa nuova opera ovvero un album discografico che fosse un concept album. Iniziai così a comporre canzoni secondo un rigore logico ben preciso, in modo tale che emergesse in ogni canzone il mio significato di Hybris. A differenza del primo album, che è interamente opera mia, in questo secondo progetto ho potuto contare anche sull'aiuto di altri musicisti come Fabio Mano, Francesco Baldini, Matilde Sani e Sofia Bianchi. L'album è disponibile su Spotify, Itunes e Amazon.



Tra le tue esperienze artistiche, quali ricordi con maggiore soddisfazione? 


Sicuramente l'aver suonato a casa sanremo davanti a Red Ronnie e a Grazia di Michele per uno scherzo del destino: un mio amico che si era esibito sul palco (e che se n'era andato via) aveva dimenticato la propria chiavetta nel computer di Red, così mi sono proposto di riportargliela io. Sono salito sul palco con la chitarra che avevo già in mano, al che Red si è incuriosito e mi ha voluto far esibire immediatamente. Ho eseguito il mio ultimo giorno di prigione, ed è piaciuta molto anche a Grazia. entrambi mi hanno chiamato al telefono pochi giorni dopo per farmi i complimenti e a invitarmi a degli eventi. È proprio vero che tutte le più belle cose accadono per caso.



Hai un particolare progetto che vorresti realizzare nel futuro?


Innanzitutto voglio portare in giro il messaggio canzoni dell'album e, sia in duo chitarra e flauto come ho fatto in questo periodo, sia in assetto completo con anche percussioni tastiere e violoncello. Ovviamente, non potendo farne a meno, sto già scrivendo nuove canzoni che saranno forse più autobiografiche rispetto a quelle di quest'album anche se, come ho già detto più volte, in ogni mio pezzo (vecchio o nuovo) grido sottovoce qualcosa di me attraverso un personaggio, una frase o anche solo un gesto descritto nella canzone.


Grazie di tutto Mattia e buona musica

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